“Gloria a Dio nell’alto dei cieli e pace in terra agli uomini, amati dal Signore.” Queste le parole del canto eseguito dalla corale parrocchiale nel momento in cui Cristo è risorto. Momento che è stato accompagnano da un grande scampanellio di campane a festa. La messa della notte di Pasqua e la veglia che la precede, sono il momento più importante dell’anno liturgico, perché viene sconfitta la morte. La morte sconfitta da Gesù non è solo la morte fisica, ma soprattutto la morte interiore, colei che alimentiamo nel quotidiano e la quale ci porta a far del male all’innocente, come fecero con Gesù e come la Russia sta facendo con l’Ucraina. Ma come ha sottolineato più volte in questi giorni il parroco, P. Paolo, “Pasqua non è soltanto domenica, ma è anche giovedì, venerdì e sabato santo”.
Parole spiazzanti, ma che dovrebbero farci riflettere su come viviamo la Pasqua. A pieno o come ci fa comodo? Facile partecipare alla gioia della rinascita e lasciar vivere agli altri le prove e la dolorosa morte. La storia la conosciamo, ma ci dimentichiamo che ogni anno siamo persone diverse e che quest’evento ci parla in modo differente.
Ma soprattutto dimentichiamo l’esempio più importante e grande che ci ha lasciato Cristo, che è l’Amore incondizionato per gli altri.
